giovedì 27 marzo 2008

Muhammad Ali..I shook up the world



Figlio di un pittore d’insegne e di una donna di religione battista, campione mondiale pesi massimi, poeta, difensore dei diritti dei neri, obiettore di coscienza, filantropo, padre ed ora sette volte nonno, i ruoli che ha impersonato e le cause che ha abbracciato rimangono parte di lui, e standogli accanto si possono vedere e sentire tutti.
Nato a Louisville Kentucky, USA il 17 gennaio del 1942, a 12 anni inizia per un caso fortuito a frequentare la palestra Columbia, dove mette in mostra il suo talento.
Dopo una brillante carriera da dilettante si mise in luce alle Olimpiadi di Roma del 1960 conquistando l’oro nella categoria dei pesi mediomassimi.
Nel 1961 passò al professionismo e batté Lamar Clark per KO e poi Doug Jones. Il 25 febbraio 1964 a Miami conquistò per la prima volta la corona di Campione del Mondo dei pesi massimi, battendo il campione in carica Sonny Liston per abbandono all’inizio della settima ripresa.
Dopo la conquista del titolo, nel 1964 Clay si convertì alla fede musulmana, aderì alla Nation of Islam e cambiò il suo nome in Muhammad Ali.
Rifiutato dalle principali sedi pugilistiche americane e da Las Vegas, il match di rivincita con Liston si disputò nel 1965 a Lewinston nel Maine.
Dopo appena un minuto il campione del mondo colpì l’avversario con un colpo d’incontro apparentemente innocuo, passato alla storia come il pugno fantasma (phantom punch). Liston rimase al tappeto apparentemente tramortito; Clay sembrò consapevole di non aver colpito così duramente lo sfidante e lo invitò con veemenza ad alzarsi per continuare il combattimento. Secondo gli esperti che hanno visionato al rallentatore la ripresa, il colpo di Clay, assestato da brevissima distanza e quasi invisibile, sembra aver colpito la tempia dell’avversario, che in quel momento stava portando un attacco con il suo caratteristico stile ed era fortemente sbilanciato in avanti. L’immagine del campione del mondo che sovrasta Liston al tappeto è divenuta una delle icone pop della nostra epoca.

Nel 2004 Ali è tornato sull’argomento nella sua ultima intervista ufficiale, cui ha risposto con l’aiuto dei familiari.


« I love Sonny. He was a good man. And the punch did connect. I don’t know how good the punch was, although I felt the connection. If he took a dive, he wouldn’t have done it in the first round. (Voglio bene a Sonny. Sonny era un buon uomo. Ma il pugno l’ha colpito. Non so bene quanto buono fosse il colpo, sebbene io abbia avvertito la correlazione. Se ci fosse stato un trucco ed avesse voluto fingere un K.O., Liston non l’avrebbe mai fatto nel primo round). »


Ali difese il titolo per ben otto volte, poi la sua carriera fu interrotta quando si rifiutò di combattere in Vietnam suscitando polemiche in tutto il paese. Ciò gli costò il ritiro della licenza da parte delle commissioni atletiche pugilistiche statunitensi.
Nel 1971 tornò sul ring vincendo con Jerry Quarry, poi perse contro il detentore del titolo dei massimi Joe Frazier in quello che è ricordato come “l’incontro del secolo”.
Il 30 ottobre 1974 riconquistò il titolo mondiale battendo per KO George Foreman a Kinshasa, Zaire (ricordato nel film-documentario Quando eravamo re). Ali vinse l’incontro grazie ad una tattica che nessuno avrebbe mai pensato che attuasse; persino i suoi allenatori erano increduli e non si capacitavano. Il Campione si incollò alle corde per 8 riprese, facendo sfogare tutta la potenza di cui disponeva Foreman, venendo colpiti da pugni micidiali. Quando, verso la fine dell’ottavo round, si accorse che Foreman era stremato, Ali sferrò una serie di jab e uppercut che fecero crollare il rivale al tappeto per il conteggio finale. Fu una vittoria memorabile.
Prima dell’ incontro con Foreman si tenne anche la rivincita tra Ali e Frazier. Ai punti dopo 15 riprese vinse Ali. Il primo ottobre del 1975 Ali affrontò Frazier per la terza ed ultima volta, mettendo in palio il suo titolo mondiale, per stabilire chi dei due fosse definitivamente il più forte. L’incontro si tenne a Manila nelle Filippine e fu denominato “Thrilla in Manila”. Fu un match drammatico che vide i pugili combattere con enorme ardore, senza risparmiarsi un istante. Prima dell’inizio della quindicesima ed ultima ripresa l’allenatore di Frazier ritirò il suo atleta, vedendolo letteralmente distrutto dai jab di Ali. Lo stesso Ali dichiarò che non avrebbe mai saputo se sarebbe stato in grado di continuare l’incontro qualora Frazier non si fosse ritirato. Comunque al momento del ritiro del rivale, il Campione era in vantaggio ai punti. Ancora oggi, per la rara bellezza tecnica e per l’enorme coraggio dimostrato da questi due immensi campioni, questo è ritenuto da molti il più grande incontro di tutti i tempi.

La sua boxe basata sul movimento di gambe resta inimitabile per qualsiasi pugile di categoria “pesante”. Di lui si disse: “Vola come una farfalla e punge come un’ape“, per sottolineare la leggerezza dei suoi movimenti, coadiuvata da una tecnica sopraffina.
Su 61 incontri ha un record di 56 vittorie, 37 delle quali per KO. Ha perso per KO una sola volta.

Ritiratosi dall’attività agonistica nel 1981, contrasse il morbo di Parkinson e ha commosso e stupito il mondo intero apparendo come ultimo tedoforo alle Olimpiadi di Atlanta del 1996; in quell’occasione gli fu anche riconsegnata la medaglia d’oro vinta a Roma nel 1960, poiché si narra che abbia gettato l’originale in un fiume come plateale gesto di protesta verso il suo Paese e la perdurante discriminazione razziale che, al suo ritorno in patria dopo i fasti romani, portò un ristoratore a rifiutarsi di servirlo appunto perché nero.
Alla figura di Muhammad Ali si è ispirato Michael Mann per il film Alì del 2001.
Nel 2005 Muhammad Ali è stato insignito della Medaglia della pace Otto Hahn (in oro) della Deutsche Gesellschaft für die Vereinten Nationen (DGVN) a Berlino (Società Tedesca per le Nazioni Unite). Da tampo quindi Muhammad Ali si occupa di promuovere in giro per il mondo ma ricerca contro malattie genetiche di cui lui è afflitto insieme al famoso attore Michael J. Fox.

Il significato del nome

In un’intervista rilasciata al giornale “Selezione Reader’s Digest” nel settembre 2002, all’inviato speciale Bingham così Alì rispose: Muhammad significa degno di lode, e Alì significa altissimo. Clay significa creta, polvere..

Con la gentile collaborazione di www.wikipedia.it

Ali non è soltanto un pugile che ha cercato di uscire dai ring per dire la sua, chi conosce un po la sua vità e le sue vicenda sa quanto sarebbe importante un personaggio come lui. Un leader che tralascia soldi e fama per degli ideali propri, un uomo che non abbia paura di affrontare i poteri forti chiunque essi siano e qualunque corrente politica siano.
Questo mio piccolo tributo a Muhammad Ali è solo una piccolissima parte di quello che meriterebbe veramente.
Aggiornerò il tutto più in là nel tempo.

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