lunedì 31 marzo 2008

La nuova media borghesia nascente in Cina



Nel mondo ci si sta accorgendo di un nuovo fenomeno che molti tutt'ora sottovalutano nonostante le proporzioni gigantesche che sta raggiungendo. Ecco alcuni dati: La Brooking Institute stima che entro il 2020 le classi medie a livello mondiale, che oggi contano il 30% delle popolazione intera, raggiungeranno un bel 52%. Ovviamente questo è un segno di prosperità in paesi una volta molto poveri e dimostra che si può avere un processo di sviluppo sociale che coinvolga milioni di persone. Ma il punto non è questo, quello di cui voglio parlare è che l'umanità deve cominciare ad adattarsi ad una pressione culturale, ecologica, economica senza precedenti. I nuovi consumatori del ceto medio globale fanno salire i prezzi di energia e beni come latte, frumento, pane..In Cina il consumo di carne bovina è raddoppiato rispetto agli anni '80..raddoppiato..Si comprano più televisori, più lavatrici, più frigoriferi, più macchine, più giocattoli e via dicendo, insomma aumentano i soncumi in maniera sconsiderata rispetto a decenni fa.
La Cina e L'india che da sole rappresentano il 40% delle popolazione mindiale sono i primi consumatori di carbone e di miniere di ferro. Non c'è quindi da stupirsi se il prezzo di materie come nichel e zinco è in pratica raddoppiato. Nel 2005 il consumo di elettricità in Cina ha superato quello in Gran Bretagna, nonostante per milioni di cinesi la caorrente elettrica sia ancora un miraggio.
Il problema è dunque imminente. Si vuole concentrare il problema sul fattore ambientale e su quale impatto avrebbe un boom di consumi del genere sul nostro pianeta traliasciando le conseguenze politiche ed economiche. Il dibattito è ancora aperto ma senza dubbio gli stili di vita di molti classe medie dovranno cambiare e addirittura alcuni abitudini come utilizzare la propria automobilie sarà un lusso per pochi.
Siamo in ascolto.

giovedì 27 marzo 2008

Guadagnare qualche € in pochi minuti sul web.



Si legge o si sente in giro di come si possa guadagnare facilmente barcate di soldi in pochissimo tempo usando internet a proprio favore. Un fondo di verità c’è ma come sempre bisogna prendere le informazioni che riguardano i soldi con le pinzette, e quando si dice che si possono guadagnare tanti soldi con pochissimo lavoro allora servono le pinzette chirurgiche.
Ho fatto la prova io stesso su alcuni siti che mi hanno consigliato e vi espongo adesso la mia esperienza.
Prima di tutto devo precisare che nei sito che uso io le barcate di soldi non ci sono ma qualche cosa si riesce ad accumulare.
Partiamo da www.bux.to : Il sistema è molto semplice e cercherò di spiegarvelo in grandi linee, allora le agenzie pubblicitarie cerchano i siti da sponsorizzare in base ai contatti di quest’ultimi cioè i “click” che ricevono in un determinato periodo; bux.to mette in relazione i siti che vogliono avere più contatti con il consumatore finale cioè noi. Ti propone quindi un elenco di siti sui quali linkare. Dopo di che uno per uno si aprono i siti e comincia un coutdowm di 30 secondi esatti.
Il guadagno è di appena un centesimo ( 0,1 €) a sito aperto.
Concludo dicendo che è si un metodo semplice e sbrigativo per fare un podi soldi ma di certo non se ne fanno tanti. Io personalente in una settimana ho sommato 2 dollari $ perdendo appena 5 mi uti al giorno.
Se il discorso vi interessa
e volete cimentarvi potete usare questo refer :http://bux.to/?r=muhammadali0484
potete iscrivervi usando il mio refer : muhammadali0484 che mi aiuterà a crescere nel sito.
Buona fortuna a tutti e per chiarimenti contattatemi pure.

Finalmente la Polio comincia a scomparire nei paesi del Terzo Mondo.



La Somalia è stata finalmente liberata dalla poliomelite grazie ad una campagna di vaccinazione che ha dato nuove speranze a chi crede che il virus possa essere debellato da tutto il pianeta, secondo quanto riferito in questi ultimi giorni dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Nell’ultimo anno, nessun bimbo somalo è stato colpito dalla polio grazie a una campagna che ha vaccinato ripetutamente 1,8 milioni di piccoli abitanti del Corno d’Africa.
“Questo dimostra che si può fare anche laddove ci sono molte variabili fuori dal tuo controllo”, ha detto Bruce Aylward, direttore dell’iniziativa globale per debellare la poliomelite dell’Organizzazione mondiale della sanità, riferendosi alle difficili condizioni di sicurezza del paese.
La Somalia, dove più del 10% della popolazione vive in campi profughi a causa di una guerra civile che va avanti da 17 anni, era già riuscita a cancellare la malattia nel 2002, salvo poi vederla ricomparire tre anni fa a causa di un ceppo del virus importato dalla Nigeria.
La Nigeria è uno dei paesi in cui la trasmissione del virus non è mai stata fermata.

La poliomelite è endemica anche in Pakistan, India e Afghanistan e si diffonde attraverso cibo e acqua contaminati, colpendo prevalentemente i bambini.
Circa 10.000 volontari hanno distribuito per via orale dosi multiple di vaccino ai bambini somali sparsi nei villaggi più remoti, nelle comunità nomadi e nei campi profughi che sono cresciuti in seguito agli scontri fra i ribelli islamici, i signori della guerra e l’esercito etiope che supporta il governo somalo.
Secondo Aylward, esperto canadese, il successo registrato in Somalia dimostra che il virus può essere fermato anche in aree altamente insicure come l’Afghanistan o il Pakistan.
L’anno scorso ci sono state 1.308 casi di persone colpite dalla poliomelite, confronto alle 350.000 che venivano contagiate ogni anno prima dell’inizio della campagna mondiale contro la malattia nel 1988.

In assenza di una politica aggressiva di vaccinazioni contro il virus, però, Aylward sostiene che le sacche rimanenti possono facilmente espandersi di nuovo.
“Abbiamo bisogno di trovare una soluzione permanente”, ha detto il responsabile canadese per la lotta alla malattia.
Aylward è particolarmente preoccupato per la situazione in Nigeria, dove dice che sono troppo pochi i bambini immunizzati, nonostante le autorità locali abbiano ormai vinto la paura del vaccino.
Circa 20 paesi sono stati infettati nuovamente dal virus dopo che la Nigeria decise di sospendere temporaneamente la campagna di vaccinazione nel 2003 per paura degli effetti collaterali del vaccino.

fonte Reuters.

Muhammad Ali..I shook up the world



Figlio di un pittore d’insegne e di una donna di religione battista, campione mondiale pesi massimi, poeta, difensore dei diritti dei neri, obiettore di coscienza, filantropo, padre ed ora sette volte nonno, i ruoli che ha impersonato e le cause che ha abbracciato rimangono parte di lui, e standogli accanto si possono vedere e sentire tutti.
Nato a Louisville Kentucky, USA il 17 gennaio del 1942, a 12 anni inizia per un caso fortuito a frequentare la palestra Columbia, dove mette in mostra il suo talento.
Dopo una brillante carriera da dilettante si mise in luce alle Olimpiadi di Roma del 1960 conquistando l’oro nella categoria dei pesi mediomassimi.
Nel 1961 passò al professionismo e batté Lamar Clark per KO e poi Doug Jones. Il 25 febbraio 1964 a Miami conquistò per la prima volta la corona di Campione del Mondo dei pesi massimi, battendo il campione in carica Sonny Liston per abbandono all’inizio della settima ripresa.
Dopo la conquista del titolo, nel 1964 Clay si convertì alla fede musulmana, aderì alla Nation of Islam e cambiò il suo nome in Muhammad Ali.
Rifiutato dalle principali sedi pugilistiche americane e da Las Vegas, il match di rivincita con Liston si disputò nel 1965 a Lewinston nel Maine.
Dopo appena un minuto il campione del mondo colpì l’avversario con un colpo d’incontro apparentemente innocuo, passato alla storia come il pugno fantasma (phantom punch). Liston rimase al tappeto apparentemente tramortito; Clay sembrò consapevole di non aver colpito così duramente lo sfidante e lo invitò con veemenza ad alzarsi per continuare il combattimento. Secondo gli esperti che hanno visionato al rallentatore la ripresa, il colpo di Clay, assestato da brevissima distanza e quasi invisibile, sembra aver colpito la tempia dell’avversario, che in quel momento stava portando un attacco con il suo caratteristico stile ed era fortemente sbilanciato in avanti. L’immagine del campione del mondo che sovrasta Liston al tappeto è divenuta una delle icone pop della nostra epoca.

Nel 2004 Ali è tornato sull’argomento nella sua ultima intervista ufficiale, cui ha risposto con l’aiuto dei familiari.


« I love Sonny. He was a good man. And the punch did connect. I don’t know how good the punch was, although I felt the connection. If he took a dive, he wouldn’t have done it in the first round. (Voglio bene a Sonny. Sonny era un buon uomo. Ma il pugno l’ha colpito. Non so bene quanto buono fosse il colpo, sebbene io abbia avvertito la correlazione. Se ci fosse stato un trucco ed avesse voluto fingere un K.O., Liston non l’avrebbe mai fatto nel primo round). »


Ali difese il titolo per ben otto volte, poi la sua carriera fu interrotta quando si rifiutò di combattere in Vietnam suscitando polemiche in tutto il paese. Ciò gli costò il ritiro della licenza da parte delle commissioni atletiche pugilistiche statunitensi.
Nel 1971 tornò sul ring vincendo con Jerry Quarry, poi perse contro il detentore del titolo dei massimi Joe Frazier in quello che è ricordato come “l’incontro del secolo”.
Il 30 ottobre 1974 riconquistò il titolo mondiale battendo per KO George Foreman a Kinshasa, Zaire (ricordato nel film-documentario Quando eravamo re). Ali vinse l’incontro grazie ad una tattica che nessuno avrebbe mai pensato che attuasse; persino i suoi allenatori erano increduli e non si capacitavano. Il Campione si incollò alle corde per 8 riprese, facendo sfogare tutta la potenza di cui disponeva Foreman, venendo colpiti da pugni micidiali. Quando, verso la fine dell’ottavo round, si accorse che Foreman era stremato, Ali sferrò una serie di jab e uppercut che fecero crollare il rivale al tappeto per il conteggio finale. Fu una vittoria memorabile.
Prima dell’ incontro con Foreman si tenne anche la rivincita tra Ali e Frazier. Ai punti dopo 15 riprese vinse Ali. Il primo ottobre del 1975 Ali affrontò Frazier per la terza ed ultima volta, mettendo in palio il suo titolo mondiale, per stabilire chi dei due fosse definitivamente il più forte. L’incontro si tenne a Manila nelle Filippine e fu denominato “Thrilla in Manila”. Fu un match drammatico che vide i pugili combattere con enorme ardore, senza risparmiarsi un istante. Prima dell’inizio della quindicesima ed ultima ripresa l’allenatore di Frazier ritirò il suo atleta, vedendolo letteralmente distrutto dai jab di Ali. Lo stesso Ali dichiarò che non avrebbe mai saputo se sarebbe stato in grado di continuare l’incontro qualora Frazier non si fosse ritirato. Comunque al momento del ritiro del rivale, il Campione era in vantaggio ai punti. Ancora oggi, per la rara bellezza tecnica e per l’enorme coraggio dimostrato da questi due immensi campioni, questo è ritenuto da molti il più grande incontro di tutti i tempi.

La sua boxe basata sul movimento di gambe resta inimitabile per qualsiasi pugile di categoria “pesante”. Di lui si disse: “Vola come una farfalla e punge come un’ape“, per sottolineare la leggerezza dei suoi movimenti, coadiuvata da una tecnica sopraffina.
Su 61 incontri ha un record di 56 vittorie, 37 delle quali per KO. Ha perso per KO una sola volta.

Ritiratosi dall’attività agonistica nel 1981, contrasse il morbo di Parkinson e ha commosso e stupito il mondo intero apparendo come ultimo tedoforo alle Olimpiadi di Atlanta del 1996; in quell’occasione gli fu anche riconsegnata la medaglia d’oro vinta a Roma nel 1960, poiché si narra che abbia gettato l’originale in un fiume come plateale gesto di protesta verso il suo Paese e la perdurante discriminazione razziale che, al suo ritorno in patria dopo i fasti romani, portò un ristoratore a rifiutarsi di servirlo appunto perché nero.
Alla figura di Muhammad Ali si è ispirato Michael Mann per il film Alì del 2001.
Nel 2005 Muhammad Ali è stato insignito della Medaglia della pace Otto Hahn (in oro) della Deutsche Gesellschaft für die Vereinten Nationen (DGVN) a Berlino (Società Tedesca per le Nazioni Unite). Da tampo quindi Muhammad Ali si occupa di promuovere in giro per il mondo ma ricerca contro malattie genetiche di cui lui è afflitto insieme al famoso attore Michael J. Fox.

Il significato del nome

In un’intervista rilasciata al giornale “Selezione Reader’s Digest” nel settembre 2002, all’inviato speciale Bingham così Alì rispose: Muhammad significa degno di lode, e Alì significa altissimo. Clay significa creta, polvere..

Con la gentile collaborazione di www.wikipedia.it

Ali non è soltanto un pugile che ha cercato di uscire dai ring per dire la sua, chi conosce un po la sua vità e le sue vicenda sa quanto sarebbe importante un personaggio come lui. Un leader che tralascia soldi e fama per degli ideali propri, un uomo che non abbia paura di affrontare i poteri forti chiunque essi siano e qualunque corrente politica siano.
Questo mio piccolo tributo a Muhammad Ali è solo una piccolissima parte di quello che meriterebbe veramente.
Aggiornerò il tutto più in là nel tempo.

L'affaire Ranucci

christianranucci.jpg

L’Affaire Ranucci

Marie-Dolorés, 8 anni, fu rapita davanti il 3 giugno 1974 a Marsiglia, mentre giocava a casa sua con il fratello Jean-Baptiste di 6 anni. Un uomo, fermatosi con una scusa davanti ai due bambini, fa credere loro di aver perso il suo cane perduto e fa salire a bordo della sua automobile, identificata come una Simca 1100, la ragazzina. Testimone di tale scena fu un garagista che abitava proprio in fronte alla casa dei due bambini.
Qualche ora dopo, proprio nelle immediate vicinanze della zona in cui la bambina venne rapita, Christian Ranucci è implicato in un incidente di circolazione stradale, con la sua Peugeot 304, inspiegabilmente scappa da un’eventuale constatazione. I coniugi Aubert lo seguirono in auto per rilevarne il numero di targa dell’automobile; diranno di aver visto un personaggio scendere dalla macchina, non lontano da una fungaia, caricato di un «pacchetto abbastanza voluminoso», secondo le prime dichiarazioni annotate al telefono dai gendarmi. Le loro prime dichiarazioni riguardavano un semplice reato di fuga di un automobilista, che non aveva causato un incidente materiale.
In seguito, viene fatto un legame tra l’uomo dell’incidente stradale e la scomparsa della piccola. Diverse battute della gendarmeria vengono effettuate prima di ritrovare il corpo della bambina nelle vicinanze (contraddette dalle deposizioni degli Aubert) del luogo dove gli Aubert hanno visto la macchina di Ranucci fermarsi.
Un pull-over rosso verrà ritrovato nella galleria della fungaia, dove Ranucci si era nascosto per alcune ore. al momento dell’ispezione dei gendarmi. Un uomo, con un pullover rosso avrebbe fatto dei gesti osceni a una bambina qualche giorno prima, il quale non è stato riconosciuto come Christian Ranucci e non venne mai identificato.

Il 5 giugno Christian Ranucci viene interpellato al suo domicilio e fermato; 17 ore più tardi inizia a confessare. Verrà immediatamente deferito dal giudice istruttore al quale ripeterà le sue confessioni all’occasione della sua prima apparizione. Indicherà il posto dove sarà ritrovato un coltello (che non è stato riconosciuta come arma del crimine). Pertanto questo coltello sarà ritrovato solamente dopo quasi due ore dai gendarmi, utilizzando un metal detector, in un immenso letamaio.
Alcuni elementi, qualificati comme inquietanti dai difensori di Ranucci, apparirono tuttavia nell’Affaire. Il fratello di Maria-Dolorés non riconobbe Ranucci come l’uomo del cane perduto, il modello d’auto descritto dal garagista non corrisponde con quello di Ranucci. Il pull-over rosso era troppo grande per Ranucci e non sembrava appartenergli, inoltre la madre di Christian ha indicato ai poliziotti che Christian odiava il colore rosso, quest’ultimo elemento è controverso, perché dall’ispezione del domicilio di Ranucci, nessun vestito di colore rosso fu ritrovato, ma i sedili della sua Peugeot erano di colore rosso. Gli Aubert non hanno mai smesso di cambiare la loro versione. Gilles Perrault, nel suo libro il Pull-over rosso, contesta la scoperta del coltello e scrive che le ricerche durarono quasi due ore per scoprire una padella e per quel che riguarda il coltello, fanno dubitare le strane condizioni in cui l’oggetto è stato scoperto; inoltre passarono due ore prima di ritrovare il coltello sotto una letamaia. Continuava ancora Perralult, che il coltello ritrovato, era stato pignorato il giorno precedente dalla gendarmeria di Gréasque. La letamaia era immensa e perdipiù aveva diversi oggetti metallici. Christian Ranucci riconoscerà durante della ricostruzione il luogo preciso dove si trovava il coltello insanguinato e persisterà a dichiarare di esserne il proprietario. Mentre Ranucci, sospettato dell’omicidio, era già in prigione, sempre a Marsiglia, una donna testimonia del fatto che i suoi bambini furono avvicinati da un uomo che andava alla ricerca del proprio cane, il quale corrispondeva fisicamente alla descrizione del piccolo Rambla. Ma questa testimonianza verrà messa in causa alla fine del processo perché il solo verbale che ne esiste è posteriore ad un incontro tra questa teste e la madre di Ranucci.

Il 9 marzo 1976 si aprì il processo di Ranucci alla corte di assise di Aix-en-Provence. Questo caso è molto discusso dai media francesi dell’epoca e degenera in un’aspra polemica: una frangia maggioritaria dell’opinione pubblica, fu molto impressionata dal recente assassinio del piccolo Philippe Bartrand da Patrick Henry ed arrestato il 17 febbraio, chiede la testa di Ranucci.
Per le sue dichiarazioni notoriamente ingarbugliate e aggressive, soprattutto su quanto riguardava il coltello, i pantaloni macchiati di sangue e del suo comportamento aberrante agli occhi dell’opinione pubblica, viene dichiarato colpevole e condannato alla pena capitale.
Il 17 luglio 1976 la corte di cassazione rigetta il ricorso fatto dagli avvocati del condannato. Il 27 luglio 1976 Valéry Giscard d’Estaing rifiuta la grazia.
Il 28 luglio 1976 alle ore 4 e 15 minuti del mattino, Ranucci viene ghigliottinato nel carcere di Baumette di Marsiglia. Le sue ultime parole, destinate agli avvocati sarebbero state: «Riabilitatemi!». Nessun altro testimone non le ha capite, era pallido e non aveva detto più una parola dopo il suo “negativo” alle intenzioni del sacerdote, secondo tutte le altre testimonianze.
Ranucci era veramente colpevole? Trent’anni dopo, malgrado o a causa dell’arringa di Perrault, certe persone dubitano della colpevolezza di Christian Ranucci, altre ne restano pur sempre convinte. Il suo dossier portò, all’epoca, ad una ridiscussione della pena di morte in Francia.
Nel suo discorso presentato per l’abolizione della pena di morte, il guardasigilli Robert Badinter, menzionando Christian Ranucci, sosteneva che nel suo caso c’erano troppi interrogativi ed era per quello che bisognava condannare la pena di morte.

Una seconda ripresa?

Secondo il quotidiano belga Le Soir del 19 gennaio 2006 degli inquirenti belgi avrebbero stabilito che Michel Fourniret, il quale gli piace giocare al gatto e al topo con gli inquirenti nel guidarli verso il luogo dei suoi crimini, avrebbe ammesso di aver passato, nel 1974, l’anno dell’assassinio di aria-Dolorés Rambla, le vacanze nella regione del Berre, nelle vicinanze di Marsiglia, regione nella quale s’è prodotto il dramma che valé la condanna a morte di Ranucci.
Il quotidiano Le Soir aggiunge anche che Fourniret, il quale era già conoscito all’epoca come aggressore di bambini, era, come Ranucci, proprietario di una Peugeot 304 coupé (sebbene il veicolo riconosciuto dal lamierista testimone era una Simca 1100 grigia. Secondo la radiotelevisione belga, il veicolo di Fourniret, all’epoca,era proprio una Peugeot 304. Tuttavia la notizia è stata smentita lo stesso giorno dal procuratore francese di Charleville-Mézières, Francis Nachbar, impegnato sul dossier Fourniret:«Allo stato attuale delle multiple investigazioni percorse in Francia sui fatti criminali commessi da Michel Fourniret e nostre conoscenze sui fatti riguardanti le inchieste effettuate dalle autorità giudiziarie belghe, nessun elemento serio non permette d’accreditare tali informazioni o rumori di notizia»
D’altra parte, secondo il Nouvel Observateur, citando il quotidiano regionale “La Provence”, Michel Fourniret avrebbe assistito al processo Ranucci, nel marzo 1976. “La Provence” afferma di detenere alcune fotografie d’archivio dell’apertura del processo ad Aix-en-Provence sulle quali si può riconoscere Michel Fourniret.
Secondo Yann Moncomble nel suo libro apparso nel 1989, La Politique, le sexe et la finance, il nome di Christian Ranucci figura in un carnet di indirizzi dei clienti del pedofilo Jacques Dugué (referto giudiziario n.17), che poi si rilevò falso ed inventato.