giovedì 27 marzo 2008

L'affaire Ranucci

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L’Affaire Ranucci

Marie-Dolorés, 8 anni, fu rapita davanti il 3 giugno 1974 a Marsiglia, mentre giocava a casa sua con il fratello Jean-Baptiste di 6 anni. Un uomo, fermatosi con una scusa davanti ai due bambini, fa credere loro di aver perso il suo cane perduto e fa salire a bordo della sua automobile, identificata come una Simca 1100, la ragazzina. Testimone di tale scena fu un garagista che abitava proprio in fronte alla casa dei due bambini.
Qualche ora dopo, proprio nelle immediate vicinanze della zona in cui la bambina venne rapita, Christian Ranucci è implicato in un incidente di circolazione stradale, con la sua Peugeot 304, inspiegabilmente scappa da un’eventuale constatazione. I coniugi Aubert lo seguirono in auto per rilevarne il numero di targa dell’automobile; diranno di aver visto un personaggio scendere dalla macchina, non lontano da una fungaia, caricato di un «pacchetto abbastanza voluminoso», secondo le prime dichiarazioni annotate al telefono dai gendarmi. Le loro prime dichiarazioni riguardavano un semplice reato di fuga di un automobilista, che non aveva causato un incidente materiale.
In seguito, viene fatto un legame tra l’uomo dell’incidente stradale e la scomparsa della piccola. Diverse battute della gendarmeria vengono effettuate prima di ritrovare il corpo della bambina nelle vicinanze (contraddette dalle deposizioni degli Aubert) del luogo dove gli Aubert hanno visto la macchina di Ranucci fermarsi.
Un pull-over rosso verrà ritrovato nella galleria della fungaia, dove Ranucci si era nascosto per alcune ore. al momento dell’ispezione dei gendarmi. Un uomo, con un pullover rosso avrebbe fatto dei gesti osceni a una bambina qualche giorno prima, il quale non è stato riconosciuto come Christian Ranucci e non venne mai identificato.

Il 5 giugno Christian Ranucci viene interpellato al suo domicilio e fermato; 17 ore più tardi inizia a confessare. Verrà immediatamente deferito dal giudice istruttore al quale ripeterà le sue confessioni all’occasione della sua prima apparizione. Indicherà il posto dove sarà ritrovato un coltello (che non è stato riconosciuta come arma del crimine). Pertanto questo coltello sarà ritrovato solamente dopo quasi due ore dai gendarmi, utilizzando un metal detector, in un immenso letamaio.
Alcuni elementi, qualificati comme inquietanti dai difensori di Ranucci, apparirono tuttavia nell’Affaire. Il fratello di Maria-Dolorés non riconobbe Ranucci come l’uomo del cane perduto, il modello d’auto descritto dal garagista non corrisponde con quello di Ranucci. Il pull-over rosso era troppo grande per Ranucci e non sembrava appartenergli, inoltre la madre di Christian ha indicato ai poliziotti che Christian odiava il colore rosso, quest’ultimo elemento è controverso, perché dall’ispezione del domicilio di Ranucci, nessun vestito di colore rosso fu ritrovato, ma i sedili della sua Peugeot erano di colore rosso. Gli Aubert non hanno mai smesso di cambiare la loro versione. Gilles Perrault, nel suo libro il Pull-over rosso, contesta la scoperta del coltello e scrive che le ricerche durarono quasi due ore per scoprire una padella e per quel che riguarda il coltello, fanno dubitare le strane condizioni in cui l’oggetto è stato scoperto; inoltre passarono due ore prima di ritrovare il coltello sotto una letamaia. Continuava ancora Perralult, che il coltello ritrovato, era stato pignorato il giorno precedente dalla gendarmeria di Gréasque. La letamaia era immensa e perdipiù aveva diversi oggetti metallici. Christian Ranucci riconoscerà durante della ricostruzione il luogo preciso dove si trovava il coltello insanguinato e persisterà a dichiarare di esserne il proprietario. Mentre Ranucci, sospettato dell’omicidio, era già in prigione, sempre a Marsiglia, una donna testimonia del fatto che i suoi bambini furono avvicinati da un uomo che andava alla ricerca del proprio cane, il quale corrispondeva fisicamente alla descrizione del piccolo Rambla. Ma questa testimonianza verrà messa in causa alla fine del processo perché il solo verbale che ne esiste è posteriore ad un incontro tra questa teste e la madre di Ranucci.

Il 9 marzo 1976 si aprì il processo di Ranucci alla corte di assise di Aix-en-Provence. Questo caso è molto discusso dai media francesi dell’epoca e degenera in un’aspra polemica: una frangia maggioritaria dell’opinione pubblica, fu molto impressionata dal recente assassinio del piccolo Philippe Bartrand da Patrick Henry ed arrestato il 17 febbraio, chiede la testa di Ranucci.
Per le sue dichiarazioni notoriamente ingarbugliate e aggressive, soprattutto su quanto riguardava il coltello, i pantaloni macchiati di sangue e del suo comportamento aberrante agli occhi dell’opinione pubblica, viene dichiarato colpevole e condannato alla pena capitale.
Il 17 luglio 1976 la corte di cassazione rigetta il ricorso fatto dagli avvocati del condannato. Il 27 luglio 1976 Valéry Giscard d’Estaing rifiuta la grazia.
Il 28 luglio 1976 alle ore 4 e 15 minuti del mattino, Ranucci viene ghigliottinato nel carcere di Baumette di Marsiglia. Le sue ultime parole, destinate agli avvocati sarebbero state: «Riabilitatemi!». Nessun altro testimone non le ha capite, era pallido e non aveva detto più una parola dopo il suo “negativo” alle intenzioni del sacerdote, secondo tutte le altre testimonianze.
Ranucci era veramente colpevole? Trent’anni dopo, malgrado o a causa dell’arringa di Perrault, certe persone dubitano della colpevolezza di Christian Ranucci, altre ne restano pur sempre convinte. Il suo dossier portò, all’epoca, ad una ridiscussione della pena di morte in Francia.
Nel suo discorso presentato per l’abolizione della pena di morte, il guardasigilli Robert Badinter, menzionando Christian Ranucci, sosteneva che nel suo caso c’erano troppi interrogativi ed era per quello che bisognava condannare la pena di morte.

Una seconda ripresa?

Secondo il quotidiano belga Le Soir del 19 gennaio 2006 degli inquirenti belgi avrebbero stabilito che Michel Fourniret, il quale gli piace giocare al gatto e al topo con gli inquirenti nel guidarli verso il luogo dei suoi crimini, avrebbe ammesso di aver passato, nel 1974, l’anno dell’assassinio di aria-Dolorés Rambla, le vacanze nella regione del Berre, nelle vicinanze di Marsiglia, regione nella quale s’è prodotto il dramma che valé la condanna a morte di Ranucci.
Il quotidiano Le Soir aggiunge anche che Fourniret, il quale era già conoscito all’epoca come aggressore di bambini, era, come Ranucci, proprietario di una Peugeot 304 coupé (sebbene il veicolo riconosciuto dal lamierista testimone era una Simca 1100 grigia. Secondo la radiotelevisione belga, il veicolo di Fourniret, all’epoca,era proprio una Peugeot 304. Tuttavia la notizia è stata smentita lo stesso giorno dal procuratore francese di Charleville-Mézières, Francis Nachbar, impegnato sul dossier Fourniret:«Allo stato attuale delle multiple investigazioni percorse in Francia sui fatti criminali commessi da Michel Fourniret e nostre conoscenze sui fatti riguardanti le inchieste effettuate dalle autorità giudiziarie belghe, nessun elemento serio non permette d’accreditare tali informazioni o rumori di notizia»
D’altra parte, secondo il Nouvel Observateur, citando il quotidiano regionale “La Provence”, Michel Fourniret avrebbe assistito al processo Ranucci, nel marzo 1976. “La Provence” afferma di detenere alcune fotografie d’archivio dell’apertura del processo ad Aix-en-Provence sulle quali si può riconoscere Michel Fourniret.
Secondo Yann Moncomble nel suo libro apparso nel 1989, La Politique, le sexe et la finance, il nome di Christian Ranucci figura in un carnet di indirizzi dei clienti del pedofilo Jacques Dugué (referto giudiziario n.17), che poi si rilevò falso ed inventato.

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